GLI ITALIANI NEI CANTIERI ESTERI DI IMPRESE ITALIANE

Aspetti positivi e negativi della vita e del lavoro nei cantieri italiani all’estero anni '80

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VITA E LAVORO NEI CANTIERI ESTERI - VIDA Y TRABAJO EN LAS OBRAS EN EL MUNDO - LIFE AND WORK IN THE YARDS AROUND THE WORLD

  

Questo non è un racconto come gli altri in cui il narratore è il protagonista; questa è una soggettiva e disincantata analisi di quel mondo, a mio avviso, poco idilliaco dei nostri cantieri esteri. 

 

Questa breve e semplice analisi fa riferimento al periodo antecedente al 1991, anno in cui sono rientrato definitivamente in Italia dopo oltre 10 anni di lavoro all’estero.

Da allora non mi sono più interessato di cantieri e conseguentemente queste mie considerazioni, oltre che essere strettamente soggettive, anche se avvalorate da sistematiche ricerche ed analisi effettuate in vari cantieri, potrebbero pure essere datate e ormai superate.

Comunque, fin dall’inizio della vita di cantiere (1979) mi sono dedicato a studiare ed analizzare i temi in oggetto, impostando una prima valutazione di base, che si è poi sviluppata negli anni successivi e nei diversi contesti cantieristici. 

 

01. VITA SOCIALE.

Premetto che il villaggio di un cantiere è strutturato con tutto quanto serve per permettere ai suoi abitanti di viverci senza problemi di sorta. Belle case completamente arredate, dotate e fornite, supermarket, cinema, club, ristorante, mensa, scuole italiane, banca, posta, ospedale, campi da gioco, auto a disposizione, etc. Più o meno a seconda dei cantieri. Tante ottime cose. Non manca niente.

E’ però il fattore umano (mi riferisco sempre ed esclusivamente al personale espatriato) il punto controverso della questione.

La vita sociale in cantiere, al di la delle apparenze, formalità e convenzioni, è particolarmente sterile e superficiale e con la spiccata tendenza alla formazione di clan.

Questi gruppi chiusi hanno le più disparate origini: luogo di provenienza, precedente cantiere, livello sociale, parentela, amicizia, settore di lavoro, etc.

Vi è quindi molta difficoltà a comunicare ed ad instaurare buoni e disinteressati rapporti interpersonali e fra i gruppi precostituiti.
Oltre a questo è quanto mai trasparente l'individualismo e la indifferenza verso gli altri, fatta eccezione per una costante e manifesta ricerca dell'amicizia dei capi e di chi in cantiere può contare. A questo riguardo sono emersi patetici casi di leccaculismo,

La solidarietà, poi, è uno degli ultimi pensieri.

Ma quello che ho sempre disapprovato è lo scarso inserimento della maggioranza degli italiani nel contesto del paese che li ospita e di conseguenza i rapporti sociali con l’esterno del cantiere (popolazione locale) sono molto scarsi. Questo in misura variabile a seconda dei vari paesi in cui si opera.

Verso il personale locale, poi, pur qualificato che potesse essere, traspare sempre una senso di ostentata superiorità, sfociando a volte pure in manifestazioni di disprezzo e di razzismo.

Spesso ci sono stati casi di discriminazione nei confronti di mogli di espatriati originarie da paesi asiatici, africani o sud americani. Nonostante molte ipocrite smentite, a cui personalmente ho assistito, nei nostri cantieri era ed è (sicuramente molto più allora) una realtà indiscutibile, e alcune mogli hanno contribuito non poco a questi vergognosi atteggiamenti.

Per gli espatriati, anche in considerazione del fatto che il cantiere è ed è sentito come qualcosa di assolutamente temporaneo, generalmente non c’è sensibilità ed attenzione per il paese ospitante, ma ancor più tragico è notare anche molta indifferenza verso i problemi italiani.

In cantiere, pur essendo una piccola comunità, non c’è vera armonia, senso civico e comunitario. Fanno in parte, ma solo in parte, eccezione i rapporti all’interno dei gruppi.

I bambini ed i ragazzi, subendo l’influenza degli adulti e vivendo in un contesto particolare, sono spesso divisi in gruppi, naturalmente non così rigidi come quelli degli adulti. A questo si aggiungono tutte le problematiche più o meno significative relative alla scuola di cantiere.

La maggioranza delle mogli, poi, quelle che non lavorano, risentono ancor di più di queste situazioni, anche perché costrette a trascorrere la maggior parte del loro tempo nel villaggio. Questo non fa che aumentare la loro frustrazione e insoddisfazione, motivo di instaurazione di nuovi gruppi o modifica di quelli esistenti. Parrà strano, ma i loro comportamenti condizionano non poco la vita di cantiere.

Non tutti i cantieri sono uguali e non in tutti i cantieri queste problematiche sono così esasperate. Buona parte delle situazioni sono influenzate positivamente o negativamente dalla politica del management del cantiere e dalla qualità e personalità dei preposti, non sempre all'altezza del ruolo.

Voglio ora smentire un luogo comune: eravamo immigranti veri e propri? Assolutamente no! Noi non andavamo a lavorare e vivere in un paese straniero (generalmente molto meno sviluppato del nostro) costretti ad agire solo con le proprie forze (cioè il vero immigrato). Noi, invece, vivevamo apparentemente insieme agli altri, ma isolati in mezzo agli altri e protetti e supportati in tutto dall’impresa per cui si lavorava.

Ora faccio ulteriori puntualizzazioni riguardati la vita nei cantieri.

  • Nei villaggi dei cantieri vivono unicamente le persone (spesso con i loro familiari) di ogni livello gerarchico e sociale, ma comunque tutti dipendenti della stessa impresa o più imprese impegnate nella costruzione di una determinata opera.
  • Le frizioni, gli attriti, le tensioni, i conflitti e gli arrivismi, comuni nel mondo del lavoro, qui vengono generalmente esasperati. Detti fattori negativi si ripercuotono di conseguenza ed immediatamente sulla vita del villaggio.
  • Il fatto di dover risiedere praticamente gomito a gomito, non favorisce certamente la possibilità di poter vivere in piena autonomia, serenità e libertà. Tutto è infatti condizionato sia dalle persone e sia dalla politica dell’impresa, non sempre illuminata.
  • Certo un espatriato non doveva pensare a niente, al tutto ci pensava l’impresa. E come poteva essere diversamente.
  • L’impresa per effettuare determinate opere in paesi terzi, conseguendo in genere elevati margini, non poteva far altro che offrire quelle strutture e quei servizi che noi tutti conosciamo. Nulla di più. A sovrastare tutto e tutti era ed è la logica assoluta del profitto.
  • Sui cantieri esteri non ci è stato offerto assolutamente niente a titolo gratuito, ma ogni cosa aveva la propria contropartita e raramente questa era a favore dell’espatriato, anche se apparentemente poteva sembrare che lo fosse.
  • Qui si vive in una realtà artificiale, fuori dagli schemi di vita della quasi totalità degli esseri umani.
  • La scuola di cantiere, poi, era direttamente correlata con la politica del management e quindi con la qualità dei servizi offerti agli espatriati e di conseguenza con il livello degli insegnanti.

Un particolare cantiere in cui ho lavorato e vissuto, disponeva di una eccellente scuola italiana gestita da una preside particolarmente valida ed attiva e da un buon corpo insegnante.

Ma non era così ovunque.

Io ho, però, conosciuto degli insegnanti che con impegno e dedizione portavano avanti egregiamente il loro compito anche in contesti non proprio ottimali.

 

02. LAVORO.

Contrariamente a quanto si può pensare e a quanto sostengono in molti, il livello professionale e culturale degli espatriati non è poi così particolarmente elevato, salvo un significativo numero di eccezioni che non fanno altro che confermare la regola.

Quello però che è più carente è il senso sociale, l’altruismo e la modestia. Non assente è una buona dose di razzismo o per lo meno una marcata intolleranza verso la popolazione locale.

Il filo conduttore di tutto è un accentuato individualismo con frequenti manifestazioni di pseudo-psicosi ossessive di carrierismo e di superiorità, nonché l’interesse esasperato di fare soldi nella misura maggiormente possibile.

Per molti è valido il principio che sono saliti al loro livello di incompetenza. E questo è decisamente grave perché condiziona negativamente il lavoro e gli atteggiamenti degli altri. Cito l’esempio (ma ce ne sarebbero molti altri) di un manager, che in una posizione precedente era ritenuto un buon collaboratore; passato ad una posizione superiore si è subito dimostrato inadatto alla nuova carica: nessuna capacità a trattare onestamente con la gente, ineducato, individualista, egocentrico esasperante, megalomane, carrierista, crea più problemi di quelli che risolve. Pessimo elemento.

Ma il lavoro in queste strutture estere, per fortuna, non è solo questo. Qui la sede italiana della società è lontana, molto lontana. Qui si impara ad essere assolutamente autonomi e responsabili, a prendere le decisioni ritenute più opportune in tempi rapidi, ad organizzarsi ed ad organizzare, a gestire le situazioni più disparate e la forza lavoro più eterogenea, etc.

Cambiando spesso il contesto lavorativo ci si deve adattare rapidamente alle nuove situazioni e quindi di volta in volta che si cambia cantiere e paese occorre avere sempre l’entusiasmo, la volontà e le capacità di ricominciare tutto da capo. E’ proprio questo ultimo fattore che mi ha sempre stimolato molto. Qui ci si abitua ad affrontare più temi e problemi contemporaneamente. Qui non è il posto per i fannulloni ed i perditempo. Qui non si tira a fine giornata: qui si lavora veramente mediamente 10/12 ore al giorno.

Sta di fatto che gli espatriati (tutti, dico tutti, e non solo i vertici dei cantieri con stipendi spesso esagerati e con tanti (troppi) benefits. congiuntamente con il personale locale che con le loro professionalità, il loro impegno, i loro sacrifici ed il loro lavoro hanno contribuito alla costruzione di grandi opere, permettendo così alle nostre imprese di conseguire elevati margini e prestigio mondiale.

 

Dai molteplici contatti che ho avuto con il personale e da una serie di approfondite e sistematiche analisi su diversi cantieri ho potuto evidenziare le seguenti motivazioni che avevano spinto la gente a seguire questa strada di lavoro presso i cantieri italiani all’estero:

  • in Italia non avevano lavoro o avevano un lavoro insoddisfacente e/o precario;
  • bassa qualificazione in patria con prospettiva di un sostanziale miglioramento all’estero;
  • pur essendo già qualificati, fare un decisivo salto di qualità;
  • pur avendo un lavoro avevano contratto impegni finanziari impossibili da assolvere con i salari e gli stipendi italiani;
  • si erano preposti di guadagnare i soldi poter avere la casa di proprietà;
  • per qualsiasi altra ragione fare soldi il più possibile ed in breve tempo;
  • conflitti di carattere personale;
  • alienazione della realtà italiana;
  • desiderio di evasione, di cambiamento e di un poco di avventura;

Dopo di che, col passare degli anni, sopraggiunge la difficoltà materiale e psicologica a reinserirsi nel mondo del lavoro e della vita in Italia. Più si rimane in cantiere e più la spirale dell’alienazione aumenta. Di questi casi ne ho conosciuti e ne conosco parecchi.

 

03. LA POLITICA DEL PERSONALE.

La politica del personale dovrebbe essere unica ed omogenea. E’ controproducente la gestione in proprio di ogni singolo cantiere. La direzione del personale di sede dovrebbe dettare al cantiere la politica da seguire (cosa che in realtà non avviene).

Nella gestione del personale occorre sempre tener conto delle motivazione dei dipendenti, dei problemi umani e psicologici che spesso sono alla base di certe situazioni conflittuali. Ed il cantiere, data la sua particolare ubicazione, configurazione, strutturazione e composizione, ha insito una serie molto complessa di problematiche che non possono certamente essere affrontate con superficialità e qualunquismo, quando non volutamente ignorate.

Occorre, invece tendere all’ottimizzazione del personale se si vuole sempre una maggior efficienza.

Occorre, poi, evitare che molti capi con pericolose improvvisazioni ed interferenze si assumano dei compiti e delle responsabilità che non gli competono e soprattutto di cui sono impreparati.

Un altro fattore da normalizzare è la delega del lavoro. Purtroppo, però, molti ritengono che delegare significa perdere potere, quando invece è vero proprio il contrario.

 

04. Perché sono andato a lavorare all’estero

Le motivazioni di un mio trasferimento in un cantiere estero, abbandonando in Italia un lavoro certo e molto ben qualificato (responsabile del personale e dell’organizzazione presso una delle primarie cartiere italiane) le posso sintetizzare come segue:

  • a quel tempo, fine anni 70, si parlava molto di internazionalizzazione del proprio curriculum;
  • avevo un amico che lavorava con una impresa italiana che mi aveva parlato molto bene del lavoro e della vita nei cantieri esteri;
  • possibilità di fare altre approfondite e significative esperienze lavorative, anche se, come nel caso di un capo del personale, a discapito della professionalità acquisita in Italia relativamente alla parte normativa, con il rischio che per detta posizione questa esperienza estera potesse diventare un handicap per un professionalmente valido reinserimento in patria, mentre ne avrebbe tratto sicuro vantaggio la componente relativa all’organizzazione ed alla gestione delle risorse umane;
  • opportunità di poter vivere in un contesto più facile e meno stressante di quello italiano, non significando comunque di dover vivere da segregati in una situazione alienata dal mondo esterno;
  • soddisfare un innato senso della ricerca del nuovo, arricchendoci, nel contempo, io assieme ai miei familiari di nuove conoscenze e nuove esperienze umane, culturali ed esistenziali;
  • possibilità di accumulare in un tempo relativamente breve un piccolo capitale al fine di creare un fondo di sicurezza, cosa che in Italia era quasi impossibile, nonostante una più che soddisfacente posizione lavorativa e retributiva.

 

05 – Come personalmente ho vissuto le realtà dei cantieri esteri

Io, personalmente, la vita al di fuori del lavoro l’ho quasi sempre cercata oltre il recinto protettivo del villaggio. Le soddisfazioni maggiori le ho avuto cercando, nei limiti del possibile, l’integrazione nel paese in cui stavamo lavorando con frequentazioni, gite, escursioni e viaggi per scoprire attraverso la gente l’essenza di quel paese. Queste sono anche le ragione per cui spesso ho avuto più amici tra i locali e molto poche tra gli espatriati.

Al di là delle problematiche, noi abbiamo vissuto bene le diverse realtà estere per una serie di ragioni, quali:

  • il mio abbastanza distaccato rapporto con gli espatriati,
  • la mia manifesta assoluta non sudditanza con il potere del cantiere,
  • il considerare in tutto e per tutto le persone alla stessa stregua indipendentemente dal livello sociale, culturale e professionale,
  • la buona integrazione nel paese ospitante comprese le molteplici amicizie con la popolazione locale.

Quando proprio non si riusciva ad accettare detta realtà facevo presto a decidere di andarcene, mandando anche a quel paese chi di dovere.

E’ vero sono spesso stato considerato maleducato, indisponente ed irriverente, ma c’era parecchio sterco in giro.

D’altronde il gruppo degli espatriati presente nel cantiere rappresentava un campione abbastanza significativo della ns. bella Italia, con la variante che lì gli aspetti negativi venivano accentuati ed a volte anche esasperati per tutta una serie di motivazione che sopra sono stati trattati.

 

06 – Conclusioni

Tutto quanto sopra esposto, dove le valutazioni hanno spesso un giudizio non proprio positivo, non è assolutamente in contrasto con la creazione del gruppo su facebook

ITALIANI E NO NEI CANTIERI ESTERI DI IMPRESE ITALIANE  http://www.facebook.com/groups/176889618357/

in quanto quegli anni trascorsi all’estero, nonostante tutto, hanno avuto un particolare significato nella mia vita, sia sotto l’aspetto professionale e sia sotto quello umano.

Infatti questo gruppo ha l'obiettivo di raccogliere contributi, qualunque sia la loro valenza, legati all'esperienza di chi ha lavorato o vissuto e di chi tuttora lavora o vive nei cantieri di imprese di costruzione italiane in tutto il mondo.

Un luogo dove incontrare e rincontrare amici e colleghi, raccontare e confrontarsi.

Tra le motivazioni che erano alla base dell’apertura del gruppo era ed è l’interazione con i lavoratori stranieri e locali delle imprese italiane all’estero.

L’internazionalità del gruppo da modo anche ai non italiani di poter parlare, valutare, giudicare positivamente e negativamente la vita ed il lavoro nei nostri cantieri in giro per il mondo.

 

19.09.2009

 

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Commenti: 57
  • #1

    Claudio Rossattini (lunedì, 24 agosto 2009 20:30)

    Caro Giuliano
    ti ringrazio di avermi informato del tuo articolo pubblicato sul tuo sito e ti invio un mio pensiero sull'argomento.
    Ho fatto un percorso molto simile al tuo dal 1978 fino al 1988 nei cantieri esteri e ho letto quindi con molta attenzione la tua analisi assolutamente condivisibile e lucida.
    I cantieri con i villaggi provvisori come quelli che abbiamo in parte vissuto noi presentano delle caratteristiche simili e abbastanza facilmente analizzabili.
    Il cantiere è una grossa macchina di business dove l'azienda ovviamente mira a raggiungere un unico obiettivo che è il profitto. L'uomo che lavora nel cantiere è merce da produzione e come tale viene trattata.
    Il fattore umano che in qualche modo tu cerchi di trovare e far emergere non può esserci per due semplici ragioni e sono:
    La prima riguarda l'azienda che cerca di garantire i bisogni primari del popolo del cantiere assicurando nel villaggio provvisorio o campo le necessità logistiche, ma non quelle sociali degli abitanti. Gli uomini non determinano la vita sociale del villaggio ma subiscono un sistema ben definito, perchè è il cantiere con le proprie logiche della produzione che arriva fino al villaggio entrando nelle case anche in maniera invasiva e ne detta le regole.
    La seconda riguarda la mission del popolo del cantiere legato ad un unico fattore che è quello di guadagnare di più e realizzare un sogno che fino a qualche anno fa per gli italiani era la casa. Vita dura per accumulare o meglio illudersi di accumulare una propria piccola ricchezza per mettersi al sicuro e al riparo nel futuro. Per ottenere questo devi lavorare, sacrificarti, spingere, adattarti, non fare domande e allinearti al sistema. La produzione aumenta con l'aumentare della competizione che si sviluppa tra gli uomini e molto sottilmente il meccanismo del cantiere si basa totalmente sulla competizione e sulle differenze. La competizione sarebbe cosa buona se si basasse sul merito, ma nel cantiere il merito è quasi sempre preceduto dalla logica del clan e quindi del "padrino".
    Nel villagggio non può esistere una normale socialità anche perchè è già di suo provvisorio con una fine già stabilita in termini temporali. Nella vita sociale del villaggio chi sei è un dettaglio, che conta è quello che fai, il tuo incarico. Essere Italiani è già un vantaggio perchè parti in pole position, assapori una sorta di superiorità con apparenti privilegi che nessuno rifiuta.
    Pensandoci bene questa logica è perfetta e tiene in ordine migliaia di persone e tiene assieme la struttura organizzativa. Tutti sono li per lavorare, li per guadagnare di più rispetto alla alternativa, lì per cercare di andare avanti in ruolo e carriera e questo riguarda sia chi svolge lavori di manovalanza che chi ha incarichi di dirigenza. Nelle famiglie al villaggio il lavoro è l'argomento principale e le famiglie stesse ne sono condizionate e influenzate in maniera sproporzionata sulla base della attività che svolge il proprio coniuge piuttosto che figlio o familiare, ottiene il ruolo corrispondente in un apparente società che è virtuale e stratificata. Questo ruolo viene puntulamente smontato quando torni nella realtà o società normale. Tutto questo non può essere diversamente anche perchè il villaggio dei cantieri sono creature del committente che ne governa le regole.

  • #2

    Claudio Rossattini (lunedì, 24 agosto 2009 20:36)

    PARTE 2
    Il cantiere dopo un pò di anni che lo fai rimane l'unica alternativa che ti rimane e nonostante soffri, lo cerchi come l'unico rifugio oltre il quale non riesci più ad andare. Il cantiere snatura la persona, toglie e appiattisce la personalità perchè ti impedisce di conservare il senso critico che in quel ambiente non è previsto e nemmeno praticabile inquanto controproducente. Quel tipo di vita a lungo andare ti disorienta offuscando le tue radici e la tua identità, non capisci più bene chi sei e a che luogo appartieni.
    Quando parli di livello culturale e professionale tocchi un evidente tasto critico, il livello culturale non è un fattore necessario e nemmeno previsto al fine della missione in cantiere anzi è un elemento che non fa curriculum. Il livello professionale e formativo del cantiere si basa sul principio di garantire la continuità del sistema e quindi non rientra nemmeno negli interessi dell'azienda. Il timore che una risorsa valida dopo essersi formata se ne vada alla concorrenza esiste in tutto il mondo però essendo necessario formarla corri i rischi, nel cantiere questa necessità è decisamente minore, i processi non richiedono grandi formazioni sono molto ripetitivi e quindi perchè dedicare risorse. Nessuno investe su di te, non è previsto, sei li per essere utilizzato, non sei un capitale su cui costruire nel tempo ma una merce da utilizzare nella logica delle necessità.
    La tua crescita professionale si forma su quel tipo di esperienza e quindi nel tempo si integra perfettamente al sistema e ne diventi completamente dipendente.
    Non voglio sembrare negativo nei confronti di una esperienza che in fondo mi ha fatto crescere però come in tutte le esperienze anche questa richiede un inizio e una fine. Il tempo massimo a mio parere non dovrebbe superare i 10 anni di permanenza nei cantieri e quindi mettere poi in gioco quella esperienza assieme a delle competenze da acquisire altrove.
    La tua parte finale è molto chiara sul concetto della delega però nel cantiere anche nei gradi alti della dirigenza prevale la solitudine la paura la precarietà dell'incarico che hai e quindi questo comporta chiusura e accentramento, difesa della propria posizione per paura di perderla.
    Lavorare in team e coinvolgere la struttura richiede innanzi tutto una cultura sociale circostante evoluta, un bisogno di elevate competenze e un ambiente adatto basato preferibilmente sulla misura del risultato piuttosto che su logiche di clan.

  • #3

    Giuliano Barbonaglia (lunedì, 24 agosto 2009 20:55)

    Caro Claudio,
    ti ringrazio per la tua lucida analisi meritevole della massima attenzione e considerazione.
    Il tuo lavoro integra, completa e chiarisce quanto io avevo scritto sull'argomento. Bravo!
    (Nota per il visitatore. Claudio Rossattini è un imprenditore-manager, che pure lui ha lavorato per una decina di anni presso i cantieri esteri di società italiane).

  • #4

    Giancarlo Romani (mercoledì, 26 agosto 2009 10:33)

    Caro Giuliano,
    mi trovo perfettamente d'accordo con la tua disamina e condivido pienamente il punto di vista di Claudio, molto lucido e ficcante.
    Da parte mia, della mia esperienza lavorativa all'estero (1974-1980), conservo molti bei ricordi sia dal punto di vista umano che professionale, ma anche la convinzione di aver fatto la scelta giusta nell'abbandonare quella esperienza prima dell'assuefazione che porta velocemente ad un punto di non ritorno.
    Probabilmente mi rendo conto anche di essere stato un privilegiato in quanto io, dipendente Impresit della sede, ero all'estero in missione e, tra un cantiere e l'altro, ritornavo a Milano dove avevo modo di respirare nuovamente la realtà lavorativa e professionale Italiana, di fare dei corsi di aggiornamento e di rendermi conto di quanto fosse vero il concetto così ben esposto da te e Claudio, cioè che in cantiere le persone di qualsiasi livello sono considerati ‘consumables’, cioè strumenti da utilizzare in fretta e non capitale su cui investire.
    Vorrei spostare un attimo l'attenzione anche su mogli e figli di chi lavora in cantiere; quando tutta la famiglia segue il lavoratore (perché non sempre è cosi’, per scelta o per costrizione), è costretta a subire continui sradicamenti ai quali non tutti riescono ad abituarsi, vuoi per livello culturale, vuoi per frustrazione.
    I figli poi fino all'età delle elementari vivono l'esperienza quasi sempre in maniera felice, quasi di una vacanza e quando tornano in ferie in Italia sono invidiati dai loro coetanei.
    Mano a mano che crescono però aumenta la forbice tra la media cultura di un ragazzo italiano immerso nella sua realtà e nel suo habitat e chi invece ha vissuto e studiato nei cantieri, con insegnanti a volte di buon livello (mai eccelso) a volte assolutamente scadente se non deleterio per la loro formazione personale e culturale.
    Al rientro in Italia sono quindi dei disadattati ed il gap è immediatamente evidente e la fatica per reinserirsi è notevole.
    Il vivere in un ambiente chiuso, protetto, privilegiato e falsamente di elite crea poi degli atteggiamenti razzisti nei confronti delle popolazioni locali, atteggiamenti e comportamenti mutuati dalla famiglia, dal sentirsi razza superiore e da tutto l'ambiente cantiere, microcosmo di una società chiusa che non evolve.
    Io da parte mia, dal punto di vista umano ho avuto un arricchimento notevole grazie all'opportunità di poter lavorare fianco a fianco con persone di altre lingue, culture, religioni e tradizioni che molto mi hanno dato. Ho avuto l'opportunità di conoscere fino in fondo e non da turista paesi e culture che altrimenti difficilmente avrei potuto capire dal di dentro.
    Dal punto di vista professionale ho acquisito una capacità di prendere decisioni in fretta e di assumermene la responsabilità, di gestire un gruppo con tutti i loro problemi compresi i problemi personali che in cantiere sono tuttuno con i problemi professionali e molto spesso più importanti ancora, come quando a Bakolori 50 gradi all’ombra qualcuno da Milano ha pensato bene che quello fosse il posto giusto per un albino!!!!
    Ma quando in Patagonia è nata mia figlia, in quel momento io e mia moglie ci siamo chiesti se fosse giusto continuare questa esperienza e ci siamo risposto che non lo era; e così abbiamo deciso di rientrare in Italia dove grazie in parte alla professionalità acquisita ed al curriculum interessante non ho avuto difficoltà ad inserirmi anche se bisogna dire che negli anni '80, in pieno boom dell'informatica, non c'era problema a trovare lavoro per chiunque avesse un minimo di esperienza nel ramo.
    Riassumendo quindi una splendida esperienza che rifarei in toto, compresa la scelta di abbandonare prima che la droga del superuomo e dei guadagni importanti mi portasse ad un punto di non ritorno.

  • #5

    Giuliano Barbonaglia (mercoledì, 26 agosto 2009 14:58)

    Caro Giancarlo,
    ti ringrazio per il tuo intervento molto lucido.
    Tra tutte le altre interessanti considerazioni hai analiticamente puntualizzato un fatto estremamente importante: quello delle problematiche dei figli che vivono e studiano in cantiere. Tutto vero.

    (Giancarlo Romani l’ho conosciuto ad Alicura in Argentina, dove lavorava come capo centro, mentre la moglie era insegnante presso la scuola italiana del cantiere).

  • #6

    Paola Zaino (lunedì, 31 agosto 2009 04:26)

    Avevo 25 anni, una laurea in inglese e francese e una gran voglia di esplorare il mondo, quando nel Febbraio 1974 lessi sul Corriere della Sera l'inserzione dell'Impregilo per il Pakistan. Avevo già viaggiato in Europa e negli USA ma non ero mai stata in Oriente.
    Detto fatto, in meno di 10 giorni ero già a Tarbela.
    Eravamo solo 2 donne che lavoravamo al Main Office; in più essendo io alla Direzione Generale per forza di cose finivo con l'avere contatti con tutti gli uomini del cantiere. Molto meno con le donne, ovviamente. Lavoravo sempre non meno di 12 ore al giorno per 6 giorni la settimana.E ricevevo inviti a bizzeffe.
    Ma io sono uno spirito molto molto indipendente; mi quasi "fidanzai" con un ragazzo Pakistano. In più andavo a chiedere ai vari ingegneri la loro auto in prestito, quelle auto che avevano l'autorizzazione ad uscire dal cantiere senza autista. Così prendevo l'auto e con Asif andavo in giro per il Pakistan, dappertutto. Entrammo anche in contatto con molti Patans ma non ebbi mai problemi di sorta.
    Dopo un anno fui spostata al Cantiere Lar, in Iran, sempre con l'Impregilo.
    Ecco, quello fu il periodo peggiore, proprio il peggiore della mia vita nei cantieri ed anche della mia vita lavorativa in assoluto.Cominciai a subire molestie sessuali da parte del mio capo, mi ammalai a più riprese di conseguenza, fino a che fui degradata in un sottoscala.
    Fu proprio il trovarmi praticamente senza lavoro la mia vera fortuna.
    Un giorno si affacciò un ingegnere italiano, gentile ed educato e mi chiese una informazione di lavoro. Parlammo dieci minuti, tentai di trovare una soluzione al suo problema e lui chiese se volessi andare a lavorare con lui.
    Cinque giorni e io caricai tutto quello che avevo su due taxi gialli, quelli "on call" di Teheran e mi trasferii in un ufficio spoglio e quasi deserto, ma che sarebbe diventato il Main Office a Teheran di Condotte e del futuro Porto di Bandar Abbas.
    La vita ricominciò a sorridermi e furono davvero anni stupendi.
    Intanto il mio nuovo capo, l'Ing. Cesare Caffari, mi finanziò l'acquisto di un'auto personale, una piccola Dyane marrone con la quale io scorrazzai per anni su e giù per tutta Teheran e ci mettemmo a lavorare. Ma quanto lavorammo !
    Lui conosceva abbastanza bene il Farsi, io l'Inglese e il Francese; lui era corretto, educato e gentile, io avevo tanta voglia di lavorare e di imparare; lui frequentava l'Ambasciata Italiana e io molto spesso quella Francese e quella Inglese.I miei amici erano di tutte, veramente tutte le nazionalità; dall'Ingegnere Afgano, al geometra Australiano, al contabile Canadese, alla segretaria Portoghese, eccetera.
    Quando il Main Office del Porto di Bandar Abbas a Teheran cominciò a funzionare da solo (era ormai un palazzone di 5 o 6 piani stracolmo di personale), si aprì un nuovo Cantiere a Teheran, il Mahestan. La costruzione di una città satellite nella zona dell'aeroporto.
    Nuovi arrivi di personale (tanti francesi i quali importavano champane e patè), nuovi uffici, ricerca continua di nuove abitazioni per gli expatriates, tanto tanto lavoro ma anche innumerevoli e piacevolissimi incontri e distrazioni.Oltre al lavoro normale prestavamo spontaneamente assistenza al personale RAI in trasferta, ai giornalisti in transito (Ettore Mo dalle mani troppo lunghe a tutti, tutti gli altri), ad un mare di persone che in quegli anni transitavano in quel Paese.
    Una babele di culture, di nazionalità, di estrazioni sociali, di problematiche differenti, eterogenee e stimolanti.
    Fu in quel periodo, in quelle notti passate in ufficio ad attendere una telefonata da Roma oppure a cena da Leon, il famoso ristorante Russo che serviva il caviar-bligni, il borsch e secchiate su secchiate di vodka che io cominciai a "rompere le scatole" ai vari funzionari in trasferta, a porre loro continue domande sull'economia aziendale.
    Due mesi prima di dover lasciare l'Iran avevo già abbastanza informazioni sui vari Master in Business Administration che allora cominciavano a comparivano nelle varie università del mondo. Il 26 Gennaio 1979 salii sul primo dei due ultimi aerei che il Governo Italiano ci aveva mandato a prelevarci, feci ciao ciao dall'oblò con la manina a Khomeini il quale, su un altro aereo, stava tornando in patria e mi ritrovai a Torino nell'Ufficio di Condotte.
    Due mesi dopo mi licenziai e con un'altra Dyane rossa partii per Milano dove avrei frequentato il Master della SDA Bocconi.

  • #7

    Giuliano Barbonaglia (lunedì, 31 agosto 2009 14:29)

    Grazie Paola per il tuo contributo di vita "vissuta" sui cantieri esteri.

  • #8

    Claudio Rossattini (lunedì, 07 settembre 2009 10:33)

    cara Paola ho letto tutto di un fiato il tuo racconto, ma tu sei un personaggio da conoscere complimenti la tua storia è veramente suggestiva ....

    Grazie sempre a te Giuliano che porti in primo piano la tua esperienza e racconti senza mezzi termini il tuo pensiero a la tua opinione sulla vita dei cantieri, non ultimo quello che ho letto su FB. La chiarezza è un valore e come giustamente tu fai esalti questo valore. I cantieri come nel caso di Paola e anche di noi tutti sono stati grandi opportunità di esperienza di vita e diciamolo anche di avventura, con un prezzo da pagare, ma il datore di lavoro è stato semplicemente il vettore per questa esperienza e non il paterno regista come spesso si cerca di farlo apparire.
    grazie e Saluti a tutti

  • #9

    Giuliano Barbonaglia (lunedì, 07 settembre 2009 15:10)

    Grazie a te Claudio per le tue puntualizzazioni.
    Visto che l'hai citata, ne approfitto per riportare qui la nota che ho scritto su Facebook.

    Mi riferisco al gruppo Tutti quelli che......IMPREGILO!!!!
    http://www.facebook.com/group.php?gid=221539170120&ref=mf
    per esprimere il mio personale punto di vista tendente ad evitare di mitizzare questa azienda, con cui pure io ho lavorato negli anni ’80, nonché la vita di cantiere.

    Non ho voluto inserire questa nota nella pagina del suddetto gruppo per non offendere magari chi crede ancora in “mamma Impregilo”.

    Io dico questo: IGL sarà stata e lo è tuttora una grande azienda che ha costruito, attraverso il grande lavoro del personale espatriato e di quello locale, che ne sono quindi i veri artefici, straordinarie opere in tutto il mondo, ma sempre una impresa (nel senso reale del termine) rimane, che per effettuare determinate opere in paesi terzi, conseguendo in genere elevati margini, non poteva far altro che offrire quelle strutture e quei servizi che noi tutti conosciamo. Nulla di più.

    Attenzione a non cadere nell’errore di pensare che le altre imprese offrissero di meno sia in termini di trattamento umano, sia in quelli retributivi che in quelli dei servizi di cantiere per gli espatriati.

    Non idealizziamo neppure la vita di cantiere.
    Ci siamo dimenticati di tutte le problematiche legate a detta situazione esistenziale?
    Il mio pensiero al riguardo e di quello di alcuni colleghi è qui espresso:
    Non ci è stato offerto assolutamente niente a titolo gratuito, ma ogni cosa aveva la propria contropartita e raramente questa era a favore dell’espatriato, anche se apparentemente poteva sembrare che lo fosse.

  • #10

    Paola zaino (lunedì, 07 settembre 2009 16:01)

    Se vuoi leggere, Claudio e tutti, di quando invece con una avviata Società di Consulenza sono andata a cercare nuova vita nei Mari del Sud
    :
    http://tusitala.blog.kataweb.it/2009/08/15/mari-del-sud-nuova-zelanda/
    ...

    Nel mio Blog
    :
    http://tusitala.blog.kataweb.it/
    .
    faccio riferimento allla mia vita (o vite??) all'estero sotto
    :

    http://tusitala.blog.kataweb.it/category/vita-allestero/
    .

    ciaoooooooooooooooo

  • #11

    Giuliano Barbonaglia (lunedì, 07 settembre 2009 17:28)

    Parte finale del mio precedente commento, che avevo dimenticato di inserire:

    Pertanto, molto bene a gruppi come questo suddetto ai quali pure io mi sono iscritto, che ci permettono di socializzare, ricordare e scambiare esperienze anche straordinarie, però al di la di una normale ed umana nostalgia, cerchiamo di vedere le cose nella loro effettiva realtà.

  • #12

    Loana Pinna (sabato, 12 settembre 2009 01:49)

    Caro Giuliano, ho letto attentamente la tua analisi e concordo pienamente (la divisione in "classi sociali" improntava indubbiamente la vita dei cantieri), mi allaccio però al commento di Giancarlo Romani sui figli, essendo io una di loro ormai "cresciuta". Mi sento di sottoscrivere in toto l'analisi psicologica fatta da Giancarlo, compresi il senso di alienazione nel tornare in Italia, l'invidia degli altri bambini, il razzismo ed il senso di superiorità inculcato dagli adulti (che ho potuto superare, come tanti altri miei compagni, solo autonomamente nel tempo), la mitizzazione di quegli anni - indubbiamente i più felici della mia infanzia (del resto il fondatore del gruppo di Facebook "Tutti quelli che......IMPREGILO!!!!" era un bambino come me, all'epoca)... tutto esatto tranne una cosa: la qualità dell'insegnamento era tutt'altro che scadente! Noi non stavamo solo nei cantieri ma per motivi di famiglia tornavamo spesso in Italia anche a metà anno scolastico e come programma eravamo sempre "avanti" rispetto alla classe italiana. Gli insegnanti lavoravano spesso con pluriclassi e solo adesso che sono insegnante io stessa mi rendo conto di quanto fossero bravi a gestire l'organizzazione del lavoro senza far capire a noi bambini quanto fosse faticoso per loro! Quelle piccole scuole erano fornite di laboratori, materiali didattici e libri operativi all'avanguardia, concetti che nelle scuole in Italia sono entrati solo quasi due decenni dopo; l'inglese fin dalla prima elementare che viene strombazzato dalle ultime riforme lì era normale; la pluralità degli insegnanti con diverse competenze (oltre alla madrelingua inglese spesso c'erano il maestro di musica, quello di ginnastica, quello di religione...) rimane tutt'ora il modello scolastico più proficuo (al di là delle motivazioni puramente economiche che sottendono al ritorno del "maestro unico"). Per concludere, scusate se il mio intervento è noioso e non all'altezza dei precedenti, ma DOVEVO spezzare una lancia a favore di tutti i miei insegnanti dei cantieri che ricordo con affetto e ringrazio per la competenza e professionalità con le quali mi hanno seguito!!

  • #13

    Giuliano Barbonaglia (sabato, 12 settembre 2009 19:02)

    Grazie Loana per il tuo contributo.
    All’analisi di Giancarlo Romani ed alla tua puntualizzazione sulla qualità dell’insegnamento presso i ns. cantieri esteri io vorrei aggiungere, a mio personale parere, che la scuola di cantiere era in primo luogo direttamente correlata con la politica del management e quindi con la qualità dei servizi offerti agli espatriati e di conseguenza con il livello degli insegnanti.
    In Venezuela – il cantiere Uribante , per esempio, disponeva di una eccellente scuola italiana gestita da una preside particolarmente valida ed attiva e da un buon corpo insegnante in generale.
    Ma non era così ovunque.
    Io ho, però, conosciuto degli insegnanti che con impegno e dedizione portavano avanti egregiamente il loro compito anche in contesti non proprio ottimali.

  • #14

    Giancarlo Romani (domenica, 13 settembre 2009 19:14)

    Ciao Loana, mi fa molto piacere sentire una voce di bimba in mezzo a tanti veci e ti ringrazio della tua puntualizzazione.
    Innanzitutto mi scuso se ti ho dato l'impressione di aver fatto di ogni erba un fascio, cosa sempre da evitare e comunque condivido l'analisi di Giuliano sulla correlazione tra livello degli insegnati e qualità generale dei servizi gestiti dal management.
    Sfondi una porta aperta e considera che anche mia moglie era insegnante elementare e ad Alicura ha insegnato fino al giorno prima di partorire perchè le piaceva molto l'insegnamento anche se era una continua battaglia per ottenere anche le minime cose indispensabili.
    Molto spesso poi c'erano (non alle elementari ma più su si andava e più era evidente) pressioni e intromissioni così spudorate che neanche la peggior tangentopoli riusciva ad avvicinarsi, nel fare in modo di favorire qualche zuccone ma figlio di....
    E questo richiama l'analisi del potere, dei clan e dei superuomini fatta nell'altro mio intervento.
    Quello che io ho notato avendo conosciuto di riflesso l'ambiente scolastico è che le elementari erano eccellenti proprio per quello che tu hai ricordato, il maestro unico, multilingua, musica, ginnastica, ecc. ma le medie e soprattutto le superiori erano un terno al lotto: questione di fortuna e mi fa piacere sentire che tu sei stata fortunata e naturalmente non sei stata l'unica.
    Le motivazioni che spingevano i vari insegnanti ad andare ad insegnare all'estero non erano purtroppo sempre positive e meritevoli, ho visto con i miei occhi personaggi allucinanti (sarebbe meglio dire allucinati...) che sono spariti dopo qualche mese perchè più interessati a fare i figli dei fiori (o delle erbe...) piuttosto che gli insegnati, ed invece insegnanti eccellenti che nell'ambiente del cantiere davano il meglio di sè con tutto l'impegno e la dedizione possibile.
    Ho visto anche impiegare mogli di .... anche senza alcuna esperienza di insegnamento per alcuni semplici motivi: costavano meno e si dava un contentino anche al marito che in questo modo era più ricattabile.
    Però per concludere e lascio poi spazio alla tua (o di chi vorrà aggiungere il suo punto di vista) controreplica se ne avrai voglia, mancava sia agli insegnanti che agli alunni soprattutto il confronto, gli stimoli derivanti dall'ambiente esterno, fare sciopero, fare sega a scuola, ecc. anche questo serve ad un ragazzo ed una ragazza nella età in cui si forma il carattere.
    Ciao e grazie a Giuliano per l'ospitalità.

  • #15

    Giuliano Barbonaglia (domenica, 13 settembre 2009 21:51)

    Giancarlo, tua moglie non riusciva ad avere neppure le cose essenziali perché a sovrintendere, tra le altre cose, anche la scuola era stato preposto un dirigente che non sapeva dirigere. Pessimo individuo che noi ben abbiamo conosciuto.
    Il discorso del Clan, dei gruppi chiusi, della gestione del potere, della politica del management e dei suoi rappresentanti, dell’individualismo, della mania di grandezza e di superiorità, etc. è stato puntualizzato fin dall’inizio ed a detti comportamenti vanno imputate la maggioranza delle problematiche della vita e del lavoro nei ns. cantieri esteri.
    Molto vero il discorso delle mogli assunte localmente.
    Ringrazio te per la lucidità delle tue analisi che ci aiutano a fare chiarezza sui temi in argomento.

  • #16

    Loana Pinna (martedì, 15 settembre 2009 00:18)

    Non posso controbattere nulla, tranne che sono stata particolarmente fortunata con la maggior parte degli insegnanti che ho trovato all'estero! qualche tipo "pittoresco" è capitato anche a me, lo ammetto; come bambina potevo rendermi conto in misura minima di ingiustizie nelle "carriere", di trattamenti preferenziali per i figli dei "big" (ma i bambini queste cose, se ci sono, le notano), delle lotte per ottenere le risorse... sicuramente tutti questi elementi ci saranno stati, ma si torna così alla bravura degli insegnanti che ho avuto nel saperli celare agli occhi dei bambini cercando di trattare tutti allo stesso modo e di ottenere il massimo dalle risorse disponibili! Non so se avevo delle insegnanti "raccomandate" (mi hanno detto di sì), qualcuna aveva scelto di insegnare all'estero per frustrazione, si vedeva anche, ma per me erano tutte bravissime! E non le mitizzo perché non posso dire altrettanto di tutte le insegnanti avute in Italia da me o da mia sorella... Certamente non voglio fare di tutte le erbe un fascio sia nella categoria "insegnanti all'estero" sia in quella "scuole in Italia", in ogni ambiente contano la professionalità e la serietà della singola persona.

  • #17

    Barbara Barbonaglia (martedì, 15 settembre 2009 15:05)

    Grazie al papà per questa possibilità di confronto. Sicuramente la visione di voi genitori di allora non coincide con quella di noi figli; noi avevamo i nostri problemi, i nostri impegni, le nostre avventure, la nostra vita. Il nostro mondo viaggiava parallelamente al vostro. Mi stupisco a volte di quante cose non mi sono accorta, di quante cose non ho visto, come se vivessi in una dimensione alternativa....
    Io ho frequentato le scuole di cantiere dalla 4° elementare alla 3° media.
    La mia preparazione scolastica in prima superiore era di gran lunga migliore di quella dei miei compagni. Forse è stata solo fortuna...
    Noi eravamo non più di 10 - 12 per classe e un'insegnante, pur mediocre o impreparato che fosse, poteva insegnare sicuramente molto più facilmente, seguire meglio i bambini, i ragazzi.
    Vogliamo parlare della scuola Italiana in Italia? 26 bambini per classe?
    Seconda elementare, maestro unico. Cosa significa? Che mio figlio quest'anno avrà 5 maestre!
    Chi sono i migliori della sua classe? Figli di big? Come può essere! questo succedeva solo in cantiere!
    Chi sono le maestre? vediamo.... parenti di big?
    Ho vissuto anche io l'esperienza del confronto di noi figli dei meno big e di quelli dei big. Ma perchè? Qui non accade? Lotte per ottenere risorse? Insegnanti raccomandate? Incompetenti a capo di un'azienda? di un ufficio? di un reparto? Corsa sfrenata per aumentare la produzione? Profitto come obbiettivo?
    Clan? Emarginazione? Io non so dove vivete voi ma la mia Italia è tutto questo! E' sempre stata tutto questo! Avete mai ottenuto qui qualcosa a titolo gratuito?
    Non voglio certo mitizzare il cantiere (che per me, poi, vuol dire essenzialmente La Trampa...) ma a me ha dato tanto! Ho letto le vostre analisi, i vostri commenti e non sono riuscita a non pensare che io ho vissuto le stesse problematiche ed esperienze lavorative ma non in cantiere, qui in Italia.
    Io ho sempre visto il cantiere come l'Olimpo, e noi figli di dei ogni tanto facevamo visita ai comuni mortali....E' un'immagine che mi porto dentro e che rispecchia il nostro essere di allora.
    Ovviamente il rientro è stato durissimo; adattarsi alla vita "vera" è stato estremamente frustrante. Tornare ad essere un mortale...vivere da mortale....
    Ma siamo sicuri che sia questa corsa all'accaparrare, all'avere, all'essere tutti uguali la vera vita?
    La sfida più difficile con la vita? Il mio rapporto con la Chiesa! E che centra la religione? Noi alla Trampa andavamo a messa il sabato pomeriggio... di solito a cavallo e non ci era permesso mancare....Eravamo talmente in pochi che l'assenza veniva notata immediatamente e chi la sentiva poi l'insegnante di religione??!!
    "L'abbigliamento? L'odore? Niente scuse! Dio non fa caso a quello" (Grazie Sig.ra Amadesi!)
    La mia prima messa a Varallo? Una sfilata di moda! Vestiti eleganti...pellicce
    Non ho frequestato più molto la chiesa. Colpa del cantiere? No di certo! MERITO del cantiere dato che mi ha dato la possibilità di capire che quello era il vero significato di Credere e Pregare!
    Tutti noi figli di cantiere siamo disadattati, è vero. Ma io ho sempre pensato che fosse solo perchè abbiamo vissuto un'esperienza unica, indimenticabile che ha reso la nostra adolescenza una lotta, che ci ha emarginato, perchè diversi.....
    Diversi...Scusate ma guardatevi attorno! Non serve aver vissuto in cantiere per essere diverso ed emarginato! Per non venire "ammesso" in una compagnia! Per venire escluso dai "giochi"
    Noi abbiamo dovuto lottare per essere accettati... Ma siamo poi sicuri che sarebbe stato diverso se fossimo vissuti sempre qui? In fondo è l'adolescenza ad essere una battaglia contro il mondo
    Certo, non protremo mai sapere come saremmo stati senza l'avventura del cantiere ma
    io ringrazio i miei genitori per l'esperienza che mi hanno permesso di vivere, i paesi che ho visitato, i mondi che ho scoperto. Un bacio papà

  • #18

    Giuliano Barbonaglia (martedì, 15 settembre 2009 19:53)

    Sono orgoglioso che anche mia figlia Barbara abbia portato qui il proprio contributo.
    All’inizio avevo premesso che: il villaggio di un cantiere è strutturato con tutto quanto serve per permettere ai suoi abitanti di viverci senza problemi di sorta. Belle case completamente arredate, dotate e fornite, supermarket, cinema, club, ristorante, mensa, scuole italiane, banca, posta, ospedale, campi da gioco, auto a disposizione, etc. Tante ottime cose.
    Sostenendo, subito dopo, che il fattore umano era il punto controverso della questione.
    Infatti sono le meschinità di certi personaggi che rendono complessa e conflittuale la vita ed il lavoro in questi cantieri (comunque anche nella vita e nel lavoro in Italia non siamo esenti da questi problemi e queste degenerazioni).
    Naturalmente è diversa la visione di questa realtà se chi la guarda e la vive è un adulto o un bambino/ragazzo; anche diversa è l’ottica tra chi lavora e chi no.
    Al di là delle problematiche, noi abbiamo vissuto bene le diverse realtà estere per una serie di ragioni, quali: il mio abbastanza distaccato rapporto con gli espatriati, la mia manifesta assoluta non sudditanza con il potere del cantiere, il considerare in tutto e per tutto le persone alla stessa stregua indipendentemente dal livello sociale, culturale e professionale, la buona integrazione nel paese ospitante comprese le molteplici amicizie con la popolazione locale. Quando proprio non si riusciva ad accettare detta realtà facevo presto a decidere di andarcene. E’ vero sono spesso stato considerato maleducato, indisponente ed irriverente, ma c’era parecchia merda in giro.
    D’altronde il gruppo degli espatriati presente nel cantiere rappresentava un campione abbastanza significativo della ns. bella Italia, con la variante che lì gli aspetti negativi venivano accentuati ed a volte anche esasperati per tutta una serie di motivazione che sopra (io,Claudio e Giarcarlo) separatamente ed individualmente abbiamo trattato.
    Al di là di tutto quanto sopra esposto, mi fa veramente piacere risentire da mia figlia che la vita all’estero abbia rappresentato per lei (e credo anche per mio figlio) qualche cosa di significativo e formativo ed un momento della vita indimenticabile.
    Un bacio a te Barbara.

  • #19

    Giancarlo Romani (giovedì, 17 settembre 2009 12:09)

    Loana e Barbara si, siete state fortunate innanzitutto per l'opportunità che avete avuto di conoscere un mondo diverso dal nostro, di aprire le vostre menti a realtà e culture anche profondamente diverse dalle nostre e questo vi ha dato una maturità diversa da quella dei vostri coetanei.
    Ma siete state fortunate anche ad avere una famiglia intelligente ed attenta alle vostre esigenze, non prona alle meschinità che molto spesso governano la vita di cantiere; certo Barbara non diverse da quelle di ogni giorno, ma concentrate in un microcosmo e quindi molto più pericolose.
    Barbara (che io ho conosciuto bimba ad Alicura) mi ha fatto molto piacere risentirti e leggere il fervore del tuo scritto che fa capire quanto sia stata positiva quella esperienza.
    Nessuno vuole rinnegarla o smontarla, nè io nè tuo padre, semplicemente noi adulti abbiamo analizzato il problema insegnamento da un'ottica invitabilmente diversa dalla vostra, quella degli adulti appunto.
    Un caro saluto a Loana e Barbara.

  • #20

    Luigi (lunedì, 16 novembre 2009 00:03)

    Facendo una ricerca sul lavoro all'estero mi sono trovato di fronte questo argomento circa la vita ed il lavoro nei cantieri esteri.
    Ho rivisto la mia vita all'estero sia nella analisi del titolare del sito che in quella dei commenti.
    Bravi tutti quanti.

  • #21

    lilian caligari (sabato, 28 novembre 2009 01:18)

    sono d'accordo in tante cose... e se a tutto quello che ho letto, metiamo come eravamo trattate le mogli degli italiani che ci eravamo sposati con loro in latinoamerica (io in Uruguay. Salto Grande per ess) vi dico che mi hanno fatto sentire molto ma molto male. Ma si andava avanti lottando con la superba, scusate non sò molto bene lal lingua scritta, ed i clan. L'esempio più grande lo ho avuto in Turkia che , siccome io sono maestra da professione mi hanno datto in carico l'asilo. Ragazzi miei, c'eranno delle signore italiane che andavano a chiedere al mio direttore come mai una donna del 3º mondo poteva fare lezioni a bambini del 1º mondo!!!! ...ma lo sapete? Ho preso un Ottimo e la riconoscenza di tutti i genitori...a 20.000 km di casa mia...Un caro saluto Lilian di Salto Uruguay

  • #22

    Giuliano Barbonaglia (sabato, 28 novembre 2009 15:46)

    Lilian, io da sempre ho sostenuto che nei cantieri esteri italiani uno degli aspetti negativi erano i clan e le manifestazioni di razzismo o quantomeno di una certa intolleranza e superiorità verso quelle persone soggettivamente considerate di qualità inferiore sulla base della nazionalita, razza, livello sociale, etc.
    Purtroppo, dominava molta ignoranza e superficialità.
    Sovente chi era stato poco prima (in Italia), in cantiere si sentiva tanto.

  • #23

    lilian caligari (domenica, 29 novembre 2009 00:11)

    Caro Giuliano, è molto piacevole trovare una persona italiana che pensa come te e che, grazie alla tua cultura personale hai saputo strarre un analisi così completo di quello che è "subire" un cantiere, perchè per me sono stati gli anni che più ho sentito quella discriminazione . Ho conosciuto centinaia di persone italiane, ma lo sai? i mie amici , di quelli bravi sono due, e po altre conoscenze diciame , in totale quattro!!!... E questi miei amici ed i loro figli sono la mia famiglia all'estero. La famiglia di mio marito ha anche fatto discriminazione e, quello che non potrò mai perdonare è che lo ha fatto con Giorgio, in quel momento un ragazzino di 5 anni, biondo, tutto suo padre.Così che ho chiuso i rapporti totalmente con loro. Adesso Intenet ha aiutato un pò e sanno per essempio dove stà l'Uruguay...jejeje, etc, ma fa molto male , credimi. Io mi ricordo di avermi guardato allo specchio e dire: ma sono bianchissima, ho los rasgos causcásicos, i miei antenati sono italiani da tutte le parti...che altro vogliono?...che brutti ricordi!!! Ma l'ignoranza era tale che non facevo altro che volere tornare alla mia terra per sempre e così fece. Risultato, matrimonio separato e figlio cresciuto da me da sola...marito che gira da solo e non è tornato più quà...cose molto tristi, ma che si cerca di superare. Adesso ho la mia nipotina Serena Munisso che ha un nonno che conosce soltanto per foto...Ma quì a Salto tutti sanno chi sono ed i miei amici sono sempre gli stessi ed io ho anche editato un libro, e giro sempre nel circolo della cultura e l'educazione. Certamente i viaggi, le esperienze, nessuno me le toglie...e forse stare nelle stesse circustanze con questa età sarebbe molto diverso, ma di vivere nei cantieri per favore non mi parlate più!!!Tante grazie per stare in contatto con me. Saluti anche de mio figlio Giorgio che non stà mai in linea perchè studia molto e fra poco sarà un ingegniere civile, ma che non andrà per i cantiere, neanche lui. Non perquesti motivi, perchè per lui la vita era molto diversa, anzi molto piacevole, come doveva essere per un ragazzino, ma che è già un imprenditore e l'Uruguay è il paese che sente come suo, anche se ha le due nazionalità. Però sai che non per uno devono pagere tutti ...io amo l'Italia, tutto ciò che l'Italia rappresenta e cerco almeno di non dimenticare la lingua. A presto e ancora compliemnti per il tuo sito che oggi continuerò a scoprire.Lilian Caligari

  • #24

    Giuliano Barbonaglia (lunedì, 30 novembre 2009 22:07)

    Al di là della dolorosa situazione con tuo marito ed i tuoi suoceri, di cui mi dispiace molto, la discriminazione nei cantieri, come ti ho detto prima, era un fenomeno negativo e vergognoso abbastanza comune.
    D’alta parte gli espatriati dei cantiere rappresentavano un campione abbastanza significativo della ns. Italia, con l’aggravante che lì gli aspetti negativi venivano accentuati ed anche esasperati per tutta una serie di motivazione come abbiamo spiegato sopra, non escluse l’ignoranza, la superficialità e la materialità.
    Io sono riuscito a vivere abbastanza bene le diverse realtà estere per un certo distacco con gli espatriati, la mia non sudditanza con il potere del cantiere, il considerare tutte le persone alla stessa stregua, la buona integrazione nel paese ospitante con molteplici amicizie tra la popolazione locale.
    Quando, poi, la realtà non era accettabile me ne andavo dal cantiere, mandando a fare in culo chi di dovere.
    Ti auguro di poter tornare in Italia, ma soprattutto di superare tutte le tue problematiche.
    Auguri a te ed a tuo figlio. Ciao Alicia.

  • #25

    lilian caligari (martedì, 01 dicembre 2009 02:22)

    Grazie Giuliano, anche Alicia, continuo a pensare che se ci fossemmo incontrati saremmo stati ottimi amici...adesso il fiume Uruguay é in piena per motivi del clima e a me non mi ha fatto niente soltanto che nelle zone basse ha presso le linee sottorranee sotto casa e del mio quartiere e non ho telefono, dunque sono in un cyber...passerá perché il serizio lo dovranno agiustare...continueremmo in contatto...il mondo é divenmtato pazzo...chauuuuuuuuu

  • #26

    roberto travaglini (venerdì, 05 novembre 2010 16:24)

    Sono daccordo con le analisi fatte da giuliano che ha espresso le sue conoscenze,ed esperienze.io ho notato che dall'italia,c'è una scrupolosa fase di selezione,per il personale operaio,poi quando arrivi sul cantiere,trovi gente di tutti i tipi,gente brava sul lavoro ,ma caratterialmente molto debole,gente improvvisata, senza titoli, e conoscenze, capi reparto, con lunghe esperienze,ma umanamente molto scarsi,penso sia vero ,che la voglia di potere,anche qui'sia al primo posto per tutti. a discapito, del buon senso, e dell'amicizia. una cosa è certa,che se hai carisma e competenza, sei sempre benvoluto.

  • #27

    Mario (lunedì, 05 settembre 2011 22:24)

    Le considerazioni espresse da Roberto Travaglini sono una realtà indiscutibile.
    Mi complimento con tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questa pagina così importante per noi che abbiamo vissuto le realtà dei cantieri esteri.
    Bravo Giuliano per questo sito.

  • #28

    Maria Luigia Caldarella (giovedì, 08 settembre 2011 11:33)

    Caro Giuliano, puoi indicarmi come poter fare una candidatura per andare ad insegnare in una scuola di cantiere?
    A quali agenzie devo rivolgermi'
    Ho una buona esperienza con l'insegnamento dell'italiano a stranieri e sono stata ad insegnare in Germania e in Africa.
    Grazie infinite
    Maria Luigia Caldarella

  • #29

    Marco Amata (martedì, 27 settembre 2011 16:42)

    caro Giuliano...ho spedito migliaia, e non scherzo, di CV per andare a lavorare all'estero. Premetto che sono un ing. Edile di 42 anni, con oltre 15 anni di esperienza di cantiere, e nessuno, dico nessuno nemmeno mi risponde. Ho un data base di imprese italiane e non, a cui ho mandato CV....ma come diavolo si fa ad andare a lavorare all'estero? ci vuole il santo in paradiso? Non ho espresso alcuna preferenza sulla destinazione....

  • #30

    Giuliano Barbonaglia (sabato, 01 ottobre 2011 21:45)

    Ciao Maria Luigia.
    Nella pagina successiva troverai l'elenco delle pribcipali imprese italiane di costruzione che operano all'estero da contattare.
    http://www.giulianobarbonaglia.info/estero/imprese-italiane-all-estero/
    Ciao ed auguri.

  • #31

    Giuliano Barbonaglia (sabato, 01 ottobre 2011 21:56)

    Ciao Marco.
    Vai a dare un'occhiata a questo ns. gruppo ITALIANI E NO NEI CANTIERI ESTERI DI IMPRESE ITALIANE https://www.facebook.com/groups/176889618357/
    dove troverai sicuramente valide indicazioni circa la ricerca di lavoro all'estero.
    Per sperare di essere preso in considerazione bisogna inviare il CV redatto in formato europeo o ancora meglio andare nel sito dell'azienda e compilare on line il C.V.
    Ora due considerazione sulla crisi in atto.

    Circa 3 anni fa iniziò la più grave crisi economica mondiale del dopoguerra. La crisi passò da un settore all’altro evidenziando la fragilità di un sistema economico-finanziario.
    In questi ultimi 2 anni, sia le grandi nazioni e sia le famiglie, sono state stravolte e spesso distrutte. Milioni di persone in tutto il mondo hanno perso il lavoro e i governi delle nazioni più industrializzate sono state obbligate ad introdurre pesanti provvedimenti economici.
    Tutto questo come premessa.
    Trovare lavoro è veramente una grossa avventura, specie nel settore industriale, dove molti imprenditori hanno trasferito in tutto o in parte la loro produzione nei paesi in via di sviluppo, specie in Cina e India, dove la mano d’opera ha costi di molto inferiori di quelli italiani.
    Non dimentichiamoci, poi, che lo scopo primario dell’imprenditore è solo quello di massimizzare il proprio utile, mentre impegno sociale ed occupazione sono solo pure parole demagogiche.
    Non è di meno il settore delle costruzioni, quasi fermo in Italia ma abbastanza attivo all’estero, dove però le imprese hanno ridotto di molto l’impiego di personale italiano a favore di personale locale o straniero naturalmente a costi decisamente più bassi.
    Quando, poi, c’è una offerta di lavoro questa spesso ha livelli economici non particolarmente interessanti.
    Questa crisi non credo durerà a lungo, ma non credo che il mercato del lavoro ne benificierà molto.
    In tutti i casi bisogna insistere ad oltranza se si vuole ottenere qualche risultato.

  • #32

    evro (mercoledì, 11 gennaio 2012 21:00)

    sono nato a Kariba sono stato a kajngi nigeria da piccolo fino alla guerra civile e poi ho lavorato con l'Impregilo ad Acosombo Ghana nel 1979 un Saluto Cordiale a tutti i lavoratori dell'Impregilo di oggi e di ieri. Ciao a risentirci.

  • #33

    giuseppe (domenica, 06 maggio 2012 23:09)

    non ho qualifiche chi puo dirmi come posso e a chi devo rivolgermi x trovare lavoro nei cantieri esteri?chi puo aiutarmi mi contatto a gius11@yahoo.it

  • #34

    Giuliano Barbonaglia (giovedì, 10 maggio 2012 00:50)

    Giuseppe ti manderò una email.

  • #35

    paolo fabri (lunedì, 14 maggio 2012 23:20)

    Cia Giuliano,scusami il ritardo,ma sono stato impegnato in queste settimane con mia figlia Giorgia.
    La mia esperienza di lavoro all'estero forse è un pò diversa dalla vostra,io ho fatto solamente 2o 3 cantieri in pianta stabile,per il resto sono stati viaggi di montaggio e collaudo macchinari.
    La cosa che penso mi abbia arricchito molto soprattutto sul lato umano,sicuramente sono stati momenti molto significativi,ho potuto conoscere tantissima gente e località che vedevo solo dalle cartine geografiche.
    Nei campi ho sempre notato che la prima cosa che succedeva era il formarsi di gruppi,o,per appartenenza a paesi vicini,oppure di divisione di incarichi.(uffici con uffici,gruppi di lavoratori di vari settori del cantiere).L'essere Italiani ha sempre unito molto anche se c'erano divisioni tra nord e sud.
    Ho sempre cercato di socializzare con il personale locale,ha me interessa conoscere usi e costumi diversi dai nostri,per questo a volte sono stato oggetto di discussioni per non voler mantenere certe distanzeche secondo alcuni dovevano esserci tra noi Italiani e personale locale,non sopporto destinzione di razze e colore,il mio compito è di insegnare ad usare certi macchinari,e ho sempre cercato di far capire quali siano i diritti e doveri di una perso.
    Di una cosa son sicuro,vivere queste esperienze ti permette di vedere il mondo con occhi diversi.capire certe sfumature che nella vita quotidiana noi diamo x scontate in altri luoghi bisogna conquistarle,certamente non posso scordarmi dei tanti amici che ancora oggi ci sentiamo ogni tanto.
    Caro Giuliano non so se era questo che intendevi,grazie x avermi dato la possibilità di ricordare,ancora giro il mondo specialmente la Russia,ho un sogno girare x la terra del fuoco in pulman o camper
    .........un abbraccio Paolo Fabri....

  • #36

    Giuliano Barbonaglia (giovedì, 17 maggio 2012 22:56)

    Ciao Paolo.
    Ho apprezzato molto la tua analisi e pure nel gruppo è stata molto seguita.

  • #37

    antonio basile (lunedì, 15 ottobre 2012 19:14)

    ciao sono un esperto muratore della sardegna,so fare tutti i lavori edili e bene.cerco lavoro mi puoi assumere? n. di cell.3356166433 ciao

  • #38

    enrico (martedì, 23 ottobre 2012 11:24)

    ho 46 anni con ben 18 di impresa propria alle spalle con anche 12 dipendenti ho lavorato in ITALIA con varie imprese adesso volevotrovare lavoro all'estero se mi puoi aiutare.Vi invio dati. CURRICULUM VITAE
    Nome: Enrico
    cognome : Bon
    nato il : 20/12/1966
    a : Monfalcone
    prov.: Gorizia Italia
    residente in: in: via Degli Artiglieri n° : 16
    città : Ronchi dei Legionari
    Prov.: Gorizia Italia
    C.f. : BNO NRC 66T20 F35 6N
    Patente di guida categoria : B
    In possesso di attestato di frequenza di “corso teorico-pratico per lavoratori addetti al montaggio smontaggio/trasformazione di ponteggi” rilasciato dalla Cassa e Scuola Edile della prov. Di Gorizia durata complessiva ore 28+4.
    In possesso di attestato di frequenza di “Corso per Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione”RSPP secondo d.m. lavoro del 16.01.97 art. 3. Della durata complessiva di ore 16 .
    Capacità uso di tutta l’attrezzatura riguardante un cantiere edile o edilizia in generale compreso certi mezzi d’opera gru edili comprese.
    Capacità di lettura progetti architettonici, strutturali da progetto esecutivo riguardante strutture edili misurazione in cantiere con laser per riporto quote di partenza e successive.
    Discreta capacita dell’uso del computer autodidatta.


    STORIA

    Iniziato dopo la scuola dell’obbligo con l’impresa dove lavorava mio padre con l’impresa Soranzio geom. Sergio di Monfalcone, ristrutturazioni chiavi in mano,proseguito con impresa di pitturazioni Lugli Armando di Ronchi dei Legionari GO,pitturazioni edili tra cui lo scalo merci delle Ferrovie dello stato di Cervignano del Friuli GO assieme all’impresa C.B.F. di Merlin Alfeo.
    Nel 1992 iscritto alla Camera di Commercio di Gorizia come impresa edile artigiana di ristrutturazioni e lavori edili in genere.

    Lavorazioni per privati chiavi in mano ristrutturazione agriturismi,tetti in legno,pavimentazioni civili e industriali con posa di piastrelle e marmi,fognature civili e industriali, cappotti e pitturazioni posa di cartongesso e derivati per controsoffitti,finiture antichizzate in pietra naturale e mattoni f.v., formazione e lavorazione cementi armati a vista e strutture in c.l.s. portanti civili, industriali,scavi e trasporto dei materiali alle discariche autorizzate.
    COLLABORAZIONI
    Fratelli Visintin ( adesso EUROCOS ) costruzioni .
    Tinta Mario alle Cartiere Burgo di Duino TS manutenzioni interne edili.
    Vinante costruzioni S.P.A. Cavallese TN
    Cima S.R.L. di Mansutti Bruno TARCENTO
    Mentana s.r.l. di Fidenzi Maurizio RABINO IMMOBILIARE UD
    Crisettig geom. Claudio
    Fogal refrigeration di Ronchi dei Legionari
    Gea Costruzioni S.P.A. di Arona NO Lago Maggiore
    Rodi geom. Claudio ANZIO RO Ristrutturazioni Caserme Marina Militare E Genio Civile (Ristrutturato Caserma via Cumano Ts e Caserma Isola Morosini Ve)
    Lavorato anni 2 in Croazia per impresa Zampolli Ledj di Cervignano del Friuli nella ristrutturazione e sistemazione di negozi e capannoni lesionati dai bombardamenti della guerra, chiavi in mano compresa fornitura di scaffalature e uffici.
    Gennaio 2009 chiusura p.iva impresa .
    Con novembre 2008 assunto con contratto a tempo determinato con qualifica di 4 livello capocantiere con l’impresa Costruzioni Protto S.P.A. di Gorizia fino al 30.10-2009 .
    Nel periodo 2011 insieme al geom.Crisetig Claudio ho svolto per l’impresa SIDE s.r.l. di Campoformido UD svariati interventi di manutenzione presso loro fabbricati .
    Vi invio questo curriculum sperando di catturare la vostra attenzione e soddisfare almeno in parte le vostre esigenze.
    Distinti saluti Bon Enrico
    Numeri di tel. 0481776426 cell 3397700959 e-mail edilbon1@alice.it

  • #39

    Pasquale (sabato, 27 ottobre 2012 20:19)

    Salve a tutti sono un Geometra Capo Cantiere di 47 anni e cerco lavoro.
    Qualcuno può presentarmi al Direttore di Cantiere. Cell. +393393002432.
    Quon lavoro a tutti.

  • #40

    Massimiliano (domenica, 02 dicembre 2012 17:47)

    Ben conscio del momento così difficile per l'edilizia, ma con una gran voglia di mettermi in gioco con una nuova esperienza da poter acquisire fuori dalle "mura" italiane, vi invio un copia incolla del mio curriculum
    Massimiliano Valenti
    349/8399432

    MASSIMILIANO VALENTI
    Via delle Terme, 20
    53034 Colle di Val d'Elsa (SI)
    Tel. 0577/923900
    Cell. 349/8399432
    e-mail: valentimassi@gmail.it

    DATI PERSONALI
    Data di nascita: 15 giugno 1967
    Luogo di nascita: Abbadia San Salvatore (SI)
    Stato civile: Coniugato

    FORMAZIONE
    Laurea in Architettura con indirizzo progettuale conseguita nel 1997 presso l’Università degli Studi di Firenze. 105/110

    Attestato di frequenza al corso di formazione per la sicurezza del lavoro nel settore edile ai sensi del D.L. gs. 494/96 e 528/99

    Attestato di partecipazione al corso di formazione per personale addetto alla prevenzione incendi e gestione delle emergenze in attività a rischio medio

    Attestato di partecipazione al corso di formazione per addetto al pronto soccorso in base a quanto previsto dall’art. 3 del D.M. N° 338 del 15/07/03 (aggiornamento in data 24-11-2009)

    ESPERIENZE PROFESSIONALI

    Da ottobre 2006-oggi Cooperativa edile Montemaggio, Colle di Val d'Elsa (SI) Impiegato tecnico VII° livello
    Da ottobre 2010-oggi Cooperativa edile Montemaggio, Colle di Val d'Elsa (SI) Direttore tecnico di impresa

    Da luglio 1999 a settembre 2006 EDIL TADDEI S.r.l., Poggibonsi (SI)
    Impiegato tecnico IV° livello

    Da luglio 1999 a settembre 2006 Studio tecnico Geom. Franco Taddei, Poggibonsi (SI)

    Da marzo 1995 a luglio 1999 Presso studi tecnici di architettura e ingegneria, Abbadia San Salvatore (SI)

    COMPETENZE ACQUISITE

    Nella fase di progettazione: coordinatore del gruppo di specialisti che concorrono nella fase di progettazione dell’opera: rilevatori, geologi, progettisti, strutturisti, tecnici impiantisti ecc.; redazione e presentazione di varianti in corso d’opera; redazione di pratiche d’accatastamento di fabbricati ad uso residenziale, commerciale, artigianale, ed opifici industriali; acquisizione documentazione per la comunicazione fine lavori e richiesta attestazione di abitabilità/agibilità.

    Nella fase di appalto dell’opera: redazione computi metrici estimativi; valutazioni delle offerte; stipula di contratti con ditte appaltatrici o fornitrici e loro coordinamento; richieste d’autorizzazione allo scarico in fognatura, agli allacciamenti alle reti tecnologiche: acquedotto, metanodotto, telefono, energia elettrica; richiesta autorizzazione per l’occupazione temporanea del suolo pubblico; richiesta documentazione requisiti minimi per operare in cantiere.

    Nella fase di compravendita: redazione pratiche di accatastamento con la procedura docfa, redazione di relazioni tecniche per notaio; redazione di tabelle millesimali e regolamenti di condominio, cessioni aree pubbliche.

    Gestione commesse: Programmazione e controllo dei tempi, organizzazione e coordinamento attività di cantiere, controllo tecnico ed economico degli stati avanzamento lavori, stesura dei rapporti periodici sulla situazione dei lavori, coordinamento della sicurezza in cantiere, assistenza per prove di accettazione e collaudi, assistenza per licenza di esercizio

    Ampliamento scuola via del Pacchierotto, Comune Casole d’Elsa
    Variante strada in loc. Podere Le Poggiole, Comune Casole d’Elsa
    Ampliamento lotto 8/A, loc. Belvedere, Colle di Val d’Elsa
    Realizzazione nuova sede banca Monteriggioni, Siena
    Realizzazione Nuovo centro aziendale, Murlo
    Realizzazione n. 25 alloggi, area ex Mattatoio, Colle di Val d’Elsa
    Ampliamento Consorzio Agrario, loc Belvedere, Colle di Val d’Elsa
    Realizzazione sede per la Pubblica Assistenza, Colle di Val d’Elsa
    Realizzazione di edifico unifamiliare, Sovicille
    Realizzazione capannone indus.le, loc Belvedere, Colledi Val d’Elsa
    Realizzazione n. 20 alloggi, Borgo San Lorenzo

    Conoscenze informatiche:AUTCAD; Docfa 4.0; pacchetto office Microsoft

  • #41

    Silvestro (martedì, 18 dicembre 2012 22:57)

    Salve, ho letto le vostre storie presso la IMPREGILO, bhe' sono esperienze uniche e i motivi per cui si scappava prima si ritrovano oggi sotto i nostri occhi, l'Italia nn offre piu' niente Sono un Geometra di Cantiere Abilitato alla Libera Professione e cerco anche io un' impresa che operi all'estero e che abbia bisogno di tecnici. Vi sarei grato se poteste darmi un contatto dove ricercano figure tecniche come la mia. Grazie

  • #42

    massimo (lunedì, 14 gennaio 2013 17:03)

    buonasera ho letto e visitato il sito ed è davvero interessante infatti se mi permette le faccio i complimenti sia per il sito che per la sua carriera professionale anche io sto cercando lavoro fuori dall' italia ma mi sembra piuttosto complicato senza avere le giuste conoscenze ,le lascio la mia mail qualora fosse cosi gentile da darmi qualche dritta massimo.st72@gmail.com

  • #43

    giuseppe (lunedì, 04 febbraio 2013 19:47)

    Vorrei lavorate con la vostra azienda il Mio numero in Italia e il seguente 3890941736

  • #44

    giovanni (sabato, 16 febbraio 2013 02:39)

    salve,io come tanti altri cerco lavoro xke qui in italia e diventato molto complicato,anke se nn credo di avere la fortuna di essere kiamato,cmq io sono carpentiere,ho anke la patente ABC CQC e anke il patentino dei ponteggi....SONO ANKE MOLTO BRAVO CON SCAVATORI E TUTTO QUELLO KE SI USA IN UN CANTIERE.MI SCUSI LE HO SCRITTO QUESTO MA LE PROVO TUTTE 338\8137186

  • #45

    Massimo (domenica, 05 maggio 2013 00:18)

    salve,sono un fabbro carpentiere vorrei lavorare all estero grazie.

  • #46

    gino (mercoledì, 22 maggio 2013 12:21)

    gentilmente chiedo se qualcuno mi puo aiutare a trovare persone che sono state nel cantiere...itezi thezi dam ZAMBIA sarei felice entrare in contatto x ricordare quel cantiere, saluti e grazie gino nicolodi

  • #47

    ANIELLO (giovedì, 18 luglio 2013 14:04)

    SALVE,SONO UN OPERATORE DI FRESE PER LO SCAVO IN GALLERIA ESCAVATORI E GRU CON RELATIVO PATENTINO
    IN CERCA DI LAVORO SONO DISPONIBILE DA SUBITO SONO UNA PERSONA SERIA ED AFFIDABILE SIG GIULIANO SE MI PUOAIUTARE LE SAREI MOLTO GRADO SONO DISPONIBILE SIA IN ITALIA CHE ALL'ESTERO IL LAVORO NON MI FA PAURA
    IN ATTESA PORO DISTINTI SALUTI
    Cell.3382101399 E-MAIL aniello.sito@hotmail.it

  • #48

    Dario (sabato, 19 ottobre 2013 18:58)

    Salve, complimenti per il sito che trovo molto gradevole e ben organizzato. Io non ho mai lavorato all'estero, ma ammiro persone come Voi che lo avete fatto e lo fate ancora!
    Personalmente avrei voglia di mettermi in gioco in merito ad un'esperienza lavorativa all'estero, in modo da aumentare le mie conoscenze e contemporaneamente apportare il mio background culturale, scoprire che c'è un mondo dietro l'angolo che potrebbe aver bisogno di aiuto, ma che contemporaneamente potrebbe aiutare anche noi. La realta odierna in Italia è molto dura, pertanto cerco anch' io un' impresa che operi all'estero e che abbia bisogno di Ingegneri. Purtroppo non è semplice trovare i contatti giusti, pertanto Vi sarei grato se poteste darmi un contatto dove ricercano figure tecniche . Grazie.
    Con la presente colgo l'occasione per porgere
    cordiali saluti
    Dott. Ing. Dario Vitale

  • #49

    piero1939 (sabato, 30 novembre 2013 14:22)

    Quando proprio non si riusciva ad accettare detta realtà facevo presto a decidere di andarcene, mandando anche a quel paese chi di dovere.
    caro giuliano questa frase vale mille racconti. quando ti senti libero e capace non c'è nessun compromesso che possa bloccare la tua esistenza.

  • #50

    BRANDO (domenica, 12 gennaio 2014 13:13)

    Buongiorno a tutti, sono entusiasta per quanto ho piacevolmente letto sin dall'inizio anche se capirete, leggendo, che arrivare a questo sito casualmente è stata la necessità di informazioni dettate da un cambiamento prossimo della mia vita. Obbiettivi, sociale, risultati e cultura personale, sono gli elementi che ognuno di noi ha davanti. la mia storia personale, che sull'orlo dei 53anni, comincia davvero ad avere una bella e lunga coda. Ma partirei dalla fine con le mie domande a chi; ha inoltrato questo sito, con la propria esperienza e sfociato negli anni con pareri a volte solo domande di lavoro e ben dettate da esigenze serie non discuto. Mi trovo a relazionare ad una società nata 3anni fa unendo 5persone fisiche socialmente diverse di cultura età e derivazione sociale ad un progetto ambizioso e ad oggi con serie possibilità di consolidamento io stesso sono quota parte. Ho lavorato per 30anni in proprio ma aimè per demerito inesperienza o chi meglio sa nel 2006 la mia società è fallita. Per chi ha passato questa esperienza sa bene di che parlo; perdita dell’onore dell’amicizia della famiglia per stima e gruppo sociale crollato per beni mobili e immobili, tutto andato perso. Ma non la mia grinta la mia necessità di dare al tempo un valore che si tramuta in nuove sfide e chissà. In Italia è tutto complicato per tutto e tutti la burocrazia al centro di esige il tempo per coordinare programmare e ritagliare il proprio tornaconto e questo per i più deboli e svantaggiati significa sempre più ostacoli. Mi hanno proposto di fare il DIRETTORE TECNICO per il quale già da qualche mese faccio la mia parte come socio dando il mio apporto e gli altri il loro chi più chi meno. Si tratta di istituire un cantiere in ITALIA preso uno dei soci che è già attinente all’attività preposta per un anno formando il personale e l’attività e poi (corro nei tempi e dettagli) trasferire il tutto in AFRICA. Nota: nel frattempo abbiamo già sottoscritto un accordo misto societario con il paese ospitante e stò disegnando i vari passaggi tecnici di fattibilità (business plan) per l’opera. Ora la domanda per ora a chi è in grado è : che tipo di contratto devo proporre ? a chi meglio devo ricorrere per la stesura ? chi è in grado di darmi dettagli ? quanto devo chiedere come compenso considerando che sarei assunto come professionista dalla società mista del paese ospitante ? e considerando che la paga di un operaio al netto è di circa € 250 mensili ? ho ipotizzato nel progetto una risorsa umana di 50dipendenti. Att.ne non ho intenzione di stabilirmi stabilmente nel paese per ora, causa giusta i genitori viventi in precaria salute. Ma dispongo di validi e fidati operatori di fiducia.
    Resto in attesa
    BRANDO

  • #51

    pASQUALE (giovedì, 16 gennaio 2014 11:37)

    bUON GIORNO, SONO UN GEOMETRA, IN PASSATO MI SONO OCCUPATO DI GESTIONE DI CANTIERI EDILI. aDESSO CON LA CRISI NON C'è PIU LAVORO.
    sE QUALCUNO SA INDICARMI A CHI POSSO RIVOLGERMI PER LAVORARE ALL'ESTERO CON LA MIA MANSIONE. GRAZIE. geometrabucco1@virgilio.it

  • #52

    luciantonio (giovedì, 13 febbraio 2014 13:45)

    salve sono un autista c cqc e operatore macchine movimento terra senza lavoro se qualcuno mi puo aiutare anche all estero grazie 3485119733

  • #53

    salvatore (lunedì, 14 aprile 2014 03:55)

    salve sono ex artigiano edile esperto e con 21 anni di esperienza come posatore autobloccanti e posa cordoli esperienza con macchina operatrice escavatore disponibile a lavorare all'estero N.3478682592

  • #54

    Fadil Felic (giovedì, 10 luglio 2014 23:42)

    salve sono un muratore .ho desiderio andare lavorare al estero- mio tel .3319934232 grazie

  • #55

    Roberto Carta (lunedì, 25 agosto 2014 23:42)

    Caro Giuliano, sono arrivato a scoprire questa tua Opera attraverso il Gruppo su Facebook. Devo dire che la tua analisi è perfettamente attuale. Condivido tutti i punti dall'1 al 5, non è cambiato niente da quello che hai vissuto ed egregiamente raccontato ai tuoi tempi (non tanto lontani poi) ad oggi. Il cantiere è una sorta di macchina mangiauomini, ti consuma, devi avere una apertura mentale "diversa" da quella della maggior parte dei tuoi colleghi se non vuoi cadere nella loro pochezza. Hai citato tutti i pessimi esempi che si continuano a verificare ai giorni nostri, dal somarello che va promosso perchè il papà è un capo, alla moglie che detta le assunzioni, aumenti di stipendi etc..alle discriminazioni nei confronti delle signore mogli non italiane, al capo assolutamente inadeguato per non dire nocivo al cantiere e alla gestione del personale. Vogliamo parlare poi dell'assenza quasi assoluta di meritocrazia? del cercare a tutti i costi di entrare nelle grazie di chi comanda anche a scapito di figure meschine? Non lo faremo perchè abbondantemente esposto sopra. Detto questo io sono uno di quelli che lavoro e vivo in queste realtà dal 1994, non ho intenzione di ritirarmi tanto presto quindi ti chiederai perchè sto criticando il Cantiere e il suo sistema? Non lo stò affatto criticando ma stò semplicemente esponendo i fatti cosi come lo hai fatto tu, d'altronde anche io come te ho cercato al di fuori della cerchia di fare le mie esperienze e di conoscere il paese e la cultura locale, venendo a volte guardato male, ma non ho mai dato importanza a chi ha cercato di rimproverarmi anzi ho sempre risposto dal guardarsi bene di farlo una seconda volta perchè non lo avrei tollerato. Non volglio essere noioso con questo commento però ripeto mi piace molto quello che hai scritto relativamente al "fattore umano" al lavoro e soprattutto alla politica del personale che non è mai stato formato e non è mai stato considerato un capitale su cui investire. Adesso lavoro (come avrai visto dal Gruppo su facebook) con Statkraft, una società norvegese e devo dire che sono dei signori in tutto. Il loro motto si può riassumere così : Domanda) dobbiamo investire su una persona? e se poi va via? Risposta: e se non investiamo e rimane? Morale per loro il capitale umano è essenziale è la linfa vitale dell'impresa e vogliono che il loro personale sia al passo con i tempi sia competitivo in ambito internazionale, naturalmente vige la meritocrazia e la totale assenza di corruzione nella gestione dell'impresa. Detto questo ancora grazie per quanto hai scritto, grazie a tutti quelli che hanno commentato in particolare al Sig. Claudio Rossattini. Cordiali Saluti Roberto

  • #56

    Paolo (lunedì, 03 novembre 2014 12:13)

    Buongiorno a tutti, oltre ai complimenti per il sito e per i commenti fatti voglio aggiungere con molta umiltà e con la poca esperienza ( circa venti anni ) che i vari clan discriminazioni raziali e se vogliamo anche favoritismi, accadono anche nei cantieri in Italia di una certa entità. Attualmente lavoro con una società italiana che ha realizzato nel breve periodo che ci lavoro ( otto anni ) cantieri di una certa entità e vi assicuro che tutto ciò descritto da voi avviene anche qui........il lavoratore meridionale che si trova al nord o anche in Toscana e Emilia non è visto di buon occhio dalla popolazione locale e viceversa ovviamente........i clan e i favoritismi dentro il cantiere ci sono ugualmente.......secondo me l'errore più grande che commettiamo quello di continuare a fare tutto all'italiana. Siamo stati bravissimi in tutto e lo saremo sempre gran merito a tuti quelli che veramente hanno sacrificato famiglie e vita per portare l'italianità all'estero ma purtroppo continuiamo ad essere italiani e facciamo tutto all'italiana. Ripeto non è assolutamente un criticare chi veramente ha messo impegno nel lavoro sia all'estero che in Italia ma sarebbe opportuno cambiare un po' per renderci conto che al mondo siamo tutti uguali anche se di politiche e religioni diverse siamo tutti uguali.

  • #57

    Mario (giovedì, 27 novembre 2014 17:09)

    Buongiorno a tutti, mi rivolgo ai veterani dei cantieri , come funziona l'assunzione ora ?, a me non sono chiari alcuni punti. ho fatto un colloquio presso una ditta con sede in Roma ma non mi ha soddisfatto. C'e qualcuno che mi può aiutare spiegandomi come funziona ?