Due parole di economia.
Dos palabras de economía.
Two words of economy.
CRISI, LAVORO, PREVIDENZA. Risposta ad un amico che mi chiedeva informazioni in merito.
Circa 3 anni fa iniziò la più grave crisi economica mondiale del dopoguerra. La crisi passò da un settore all’altro evidenziando la fragilità di un sistema economico-finanziario. Da allora il peggio sembra passato, anche se molti economisti affermano ancora che la crisi non è alle spalle.
In questi ultimi 2 anni, sia le grandi nazioni e sia le famiglie, sono state stravolte e spesso distrutte. Milioni di persone in tutto il mondo hanno perso il lavoro e i governi delle nazioni più industrializzate sono state obbligate ad introdurre pesanti provvedimenti economici.
Tutto questo come premessa.
Trovare lavoro è veramente una grossa avventura, specie nel settore industriale, dove molti imprenditori hanno trasferito in tutto o in parte la loro produzione nei paesi in via di sviluppo, specie in Cina e India, dove la mano d’opera ha costi di molto inferiori di quelli italiani.
Non dimentichiamoci, poi, che lo scopo primario dell’imprenditore è solo quello di massimizzare il proprio utile, mentre impegno sociale ed occupazione sono solo pure parole demagogiche.
Non è di meno il settore delle costruzioni, quasi fermo in Italia ma abbastanza attivo all’estero, dove però le imprese hanno ridotto di molto l’impiego di personale italiano a favore di personale locale o straniero naturalmente a costi decisamente più bassi.
Quando, poi, c’è una offerta di lavoro questa spesso ha livelli economici non particolarmente interessanti.
Questa crisi non credo durerà a lungo, ma non credo che il mercato del lavoro ne benificierà molto.
In tutti i casi bisogna insistere ad oltranza se si vuole ottenere qualche risultato.
Infine, il discorso delle pensioni per le future generazioni è un problema veramente serio, grave e complesso. Se in futuro avremo una grande ripresa economica affiancata da governi seri, molto probabilmente si riuscirà a raddrizzare la tendenza negativa del settore della previdenza sociale, sia attraverso gli enti pubblici che strutture private.
Le faccio i migliori auguri. Cordiali saluti.
17.04.2011
POSTI DI LAVORO
Io non credo che, superata la crisi, in Italia nella produzione aumenteranno i posti di lavoro e questo per
a) l’incremento costante della tecnologia e della automatizzazione che tende a ridurre il numero dei lavoratori nei processi produttivi e
b) per la globalizzazione che favorisce lo spostamento degli insediamenti produttivi nei paesi emergenti e comunque con costi della mano d’opera decisamente più bassi rispetto ai nostri.
Fattori non sicuramente favorevoli sono la classe imprenditoriale che mira solo a massimizzare il margine e la tangibile confusione a livello politico oltre ad una classe dirigente in genere asservita al potere.
05.05.2009